Prima di arrivare alla mia strumentazione attuale, ho iniziato (come dovrebbe essere per ogni astrofilo!) ad osservare il cielo cercando di riconoscere le singole costellazioni. Quelle invernali da quelle estive e le primaverili dalle autunnali saranno ben identificabili dopo un minimo di pratica osservativa.

 

La mia attuale strumentazione, visibile qui a lato, è indirizzata all'astrofotografia. Si compone principalmente di:

- Montatura Synta EQ6 SkyScan PRO

- Schmidt Cassegrain Celestron 8"

- Rifrattore apocromatico Pentax 75 SDHF

- Reflex Digitale EOS 20D modificata personalmente

- Obiettivi fotografici, filtri solari, colorati e interferenziali

Per il visuale, in aggiunta, vari Plossl e un binocolo gigante Oberwerk 20x80

Ma andiamo per ordine di arrivo, dando una veloce occhiata anche a "chi" è solamente passato fra le mie mani!

Il primo strumento ottico col quale ho iniziato ad osservare era un binocolo 12x50 Yosemite, l'unico strumento che già possedevo. Gli obiettivi da 50mm forniscono delle immagini abbastanza luminose e gradevoli, soprattutto su ammassi aperti quali M44, M45, e altri come il doppio ammasso in Perseo, ma è indicato soprattutto per la visione mozzafiato di ampie zona della Via Lattea. Per quel che riguarda i pianeti i 12 ingrandimenti sono insufficienti per qualsiasi tipo di osservazione, anche se mi hanno permesso di vedere ben distinte le quattro lune primcipali di Giove, gli anelli di Saturno (!!), le fasi di Venere. Una vera soddisfazione! Usato sulla Luna poi, inizia già a dare una visione molto diversa da come siamo abituati a vedere il nostro satellite ad occhio nudo.

Passo successivo, anno 2000: il telescopio! Fra la giungla di strumenti offerti dai vari rivenditori è facile perdersi in strumenti-giocattolo che ben presto porterebbero a delusioni e in molti casi all'abbandono sia dello strumento che delle osservazioni. Uno strumento di soli 60mm, a mio giudizio, si rivela poco più interessante di un binocolo, con lo svantaggio di necessitare sempre di un treppiede dove poggiarlo saldamente.

Decisi quindi di puntare ad uno strumento un po' più impegnativo, e colsi l'occasione di un usato che cercavo: un newton corto da 150mm-f/6,7. Che dire? Questo strumento mi aprì il mondo dell'astronomia amatoriale, fatta di osservazioni planetarie, stelle doppie, profondo cielo... e infine astrofotografia. Fu proprio quest'ultima a rapirmi e dopo numerose uscite fotografiche capii i limiti di tale strumento e della EQ-4, assolutamente instabile e poco precisa nelle inversioni di moto.

Ciò nonostante questo newton mi permise osservazioni di tutto rispetto, immagini nitide di Luna e Pianeti, e molte soddisfazioni nelle sere dedicate al deep-sky.

Ora quello che cercavo era uno strumento dal diametro maggiore, con una buona ottica e una montatura finalmente stabile. Novembre 2002, cambio il vecchio newton per un catadiottrico, e andando sul sicuro stavolta scelsi per il 'nuovo': un C8, al quale affiancai una Synta EQ6, una buona alternativa alle costose GP-DX.

Come giudicare l'SC della Celestron? Una volta collimato alla perferzione, l'ottica si dimostra di ottimo livello. Le immagini di diffrazione in intra ed extra focale danno comunque l'idea che lo specchio sia leggermente sovracorretto dall'aberrazione sferica, con anelli ugualmente ben distinti e regolari. Ma quello che più colpisce durante le osservazioni è la nitidezza delle immagini planetarie! La luminosità di un 8" è davvero buona, e in serate dal seeing ottimale osservare Giove e Saturno a 300X è ancora appagante. Unico neo del SC è il previsto focus-shift che ad alti ingrandimenti si fa inevitabilmente notare.

Al C8 affianco successivamente un riduttore di focale f/6,3, un filtro in Astrosolar a tutta apertura autocostruito, una webcam ToucamPro modificata personalmente per lunghe esposizioni, oltre a diversi accessori fra cui un fuocheggiatore Crayford della William Optics: il focus-shift oramai è un triste ricordo!

L'unico neo che rimane è il cercatore, un davvero stretto 6x30: il suo compito lo svolge comunque...

Ma quanto ingrandisce un telescopio?

Solo in seguito alle difficoltà incontrate nel fotografare con 2 metri di focale decido di orientarmi verso un piccolo tele. Ho bisogno di qualcosa di qualità, qualcosa che mi permetta ottime foto su pellicola, e allo stesso tempo che non deluda nelle osservazioni a medi ingrandimenti.

Dopo numerose valutazioni, ricerche fra l'usato, pareri e consigli fra chi strumenti come questi già li usano, ordino il nuovissimo William Optics Megrez II. È una versione riveduta del modello precedente: miglior trattamento antiriflesso, 20mm di focale in più per gli stessi 80mm di diametro.

Lo strumento esteticamente è curatissimo: finiture da perfezionisti, e verniciatura impeccabile. La meccanica è la migliore che mi si sia presentata in mano fra i vari strumenti.

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Fuocheggiatore fluido e preciso, paraluce robusto a scorrimento, possibilità di ruotare il gruppo del fuocheggiatore e di bloccarlo in ogni posizione attraverso 2 viti. Possibilità di montare oculari da 2" con bloccaggio ad anello. Attacco a L per treppiede fotografico, e soprattutto degli ottimi diaframmi interni che rendono le immagini ancora più contrastate. E una solidità che si percepisce solo a spostarlo. E lo startest conferma anche la buona qualità ottica!

Al momento dell'acquisto decido di abbinare al piccolo rifrattore il mio primo oculare da 2": prendo un 32mm con schema ottico Konig da 65° di campo apparente. Osservare ammassi aperti nei 15 ingrandimenti forniti da questa accoppiata è davvero meraviglioso. Il Megrez II è corretto dall'aberrazione cromatica quasi come un vero apocromatico! Solamente in fotografia viene evidenziato l'ancora residuo cromatismo. Ma ciò che reputo favoloso è osservare in deep-sky inserendo il 32mm Konig nel portaoculari del C8! Indescrivibile.

Arriva l'estate 2004, e con pochi indugi ordino da un nuovo rivenditore lo Skymaster 15x70 di casa Celestron. Il binocolo viene fornito con un attacco per treppiede fotografico, purtroppo in plastica e tutt'altro che stabile. Una brutta sorpresa ce l'ho non appena metto gli occhi agli oculari: le due metà sono completamente scollimate fra di loro. Indeciso se rispedire o meno il binocolo al negoziante, mi informo in rete su come collimare tali strumenti, e la sera dopo riesco finalmente a sistemare la collimazione agendo sui due prismi di Porro collimabili da 2 coppie di grani esterni.

Ora le immagini sono buone, una leggera aberrazione cromatica ma non fastidiosa. La Luna è un vero gioiello da ammirare con questo binocolo, così come la Via Lattea. La nota dolente di questo binocolo è l'esiguo campo corretto: metà del campo inquadrato risente purtroppo di evidenti distorsioni geometriche.

Dopo moltissime sere trascorse a collimare il binocolo decido di sostituirlo.

Con il favorevole cambio Euro/Dollaro ordino direttamente dagli States un binocolo introvabile in Italia: è un Oberwerk, marchio di cui tanti parlano bene.

Il modello è un 20x80 Deluxe II, tripletto FMC multitrattato, con scafo riempito in azoto. Anche in questo caso le ottiche arrivano leggermente scollimate, ma dopo aver provveduto all'allineamento non dovrò più metterci mano.

Il binocolo si dimostra davvero interessante, buon campo corretto, aberrazioni contenutissime: osservare ammassi aperti, Luna, Sole (con filtri autocostruiti) è quasi più appagante che farlo al telescopio! Ben visibili le bande equatoriali su Giove, gli anelli di Saturno, le fasi di Venere. Un binocolo che questa volta mi tengo stretto!

La cosa che inizia a stessarmi a questo punto è la guida manuale. E l'errore periodico della EQ6 in mio possesso certo non mi aiuta, essendo davvero elevato: ± 40 arcsec! Come risolvere? Da poco uscita l'EQ6 SkyScan Pro con GO-TO integrato, mi informo e....

...voilà: sostituisco la vecchia EQ6 nera con la nuova di colore bianco. Molte funzioni oltre al GO-TO risultano essere veramente interessanti, prima fra tutte la possibilità di autoguida. Misuro sul campo il nuovo errore periodico: ±12 arcsec in moto libero, ± 7 arcsec dopo aver istruito il PEC! Risultati eccellenti per una montatura di categoria ancora economica.

La funzione di autoguida si dimostrerà indispensabile ed efficacissima, il puntamento automatico un po' meno... ma sinceramente mi interessa fin là, almeno per ora.

Altri miglioramenti rispetto alla versione precedente sono l'illuminazione del cannocchiale polare, la bolla, i cerchi graduati finalmente utilizzabili.

Davvero ogni astrofilo dovrebbe avere almeno una EQ6 SkyScan!

E probabilmente è qui che giungo al termine di questa rincorsa strumentale, sempre alla ricerca della perfezione nei piccoli obiettivi prefissi.

Anche il Megrez inizia a stare stretto con il suo lieve ma visibile cromatismo residuo. È davvero giunto il momento di porre fine ai compromessi nei 500mm: Pentax 75 SDHF! Tripletto SMC apocromatico con campo spianato fino al formato 6x4,5. Anche se la meccanica è inferiore al William Optics, l'ottica non ha davvero rivali! Incredibile la puntiformità stellare fino ai bordi del campo e l'apocromaticità assoluta. Saranno soli 7,5cm, ma sono tutti pienamente sfruttabili!

Affianco il piccolo apo al C8 su un'unica barra: il peso non è indifferente, ma la EQ6 regge tutto benissimo. È per me davvero un bel traguardo.